Trasformazioni coraggiose

Da Cosmografica Albertini ad Albertini Packaging Group: seguendo il filo conduttore di una solida storia imprenditoriale, Michal Sobieski, figlio di Emilio Albertini e ora alla guida dell’azienda di famiglia, spiega come crescere nel mercato globale e racconta la sua idea di business: dinamico, di ampio respiro e dal volto umano.

Da qualche anno la famiglia Albertini sta rinnovando una decisa politica di espansione, con lo scopo di ampliare il core business dell’impresa in due settori strategici: il packaging cartotecnico per il settore farmaceutico e la produzione di etichette. Importanti acquisizioni e una riorganizzazione strutturale hanno infatti portato all’apertura di un secondo stabilimento a Robecco sul Naviglio e alla creazione della divisione Pharma & Label, che oggi affianca la storica Cosmetic Division dedicata ai prodotti alto di gamma.
Emilio Albertini e, in piedi, Michal Sobieski

A fine 2017 il “nuovo corso” è stato suggellato da una variazione di ragione sociale - da Cosmografica Albertini ad Albertini Packaging Group (APG) - sintomatica di una svolta che, sotto molti aspetti, appare come un sostanziale “cambio di pelle”.
Ne parliamo con l’AD Michal Sobieski, che ci spiega come da realtà di medie dimensioni a conduzione familiare, l’azienda sia ormai altra cosa, in termini di strategie, fatturato, struttura e offerta. E tutto in breve tempo.


Quali sono state le tappe fondamentali del vostro percorso di crescita?

Senza dubbio sono state determinanti le tre acquisizioni realizzate negli ultimi anni. Nel 2016 abbiamo rilevato la Grafiche Servi di Busto Arsizio (VA), e successivamente la NewGraf di Melzo (MI): operazioni che ci hanno consentito di affrontare con competenze e strumenti adeguati il mercato del packaging farmaceutico. Nel 2017 abbiamo poi acquisito le Grafiche Rekord di Trezzano s/Naviglio (MI), realtà di riferimento nel campo delle etichette e delle sleeve.
Ma non solo. Forti dell’esperienza fatta in Francia, dove dal 2010 abbiamo una filiale commerciale con cui presidiamo il mercato del packaging di alta gamma, nel 2018 abbiamo costituito la APG Balkan, a Belgrado, dove produciamo scatole rigide rivestite per la cosmesi e la profumeria di lusso.

Quali risultati avete ottenuto?
Con l’acquisizione di Grafiche Servi abbiamo portato in casa il know-how e la mentalità giusta per affrontare il mercato farmaceutico, dove iniziavamo a muovere i primi passi. Oltre a poter contare su una base di fatturato di circa due milioni di euro, nonché su operatori professionalizzati e su una buona rete commerciale con relazioni consolidate, abbiamo tra l’altro “guadagnato” la possibilità di offrire ad alcuni clienti storici della Cosmetic Division soluzioni idonee alle loro esigenze di confezionamento di prodotti nutraceutici e cosmeceutici, tecnicamente realizzabili dalla divisione farmaceutica.
Con l’obiettivo di consolidare ulteriormente la nostra presenza in questo settore, abbiamo poi concluso l’operazione NewGraf (circa quattro milioni di euro di fatturato), impegnandoci anche in questo caso a dare continuità di lavoro ai venti dipendenti della società.
Proprio l’attenzione alle risorse umane ha avuto, nel caso di Grafiche Servi, una certa risonanza sulla stampa locale e ci è valsa il plauso della CIGL, positivamente sorpresa per una scelta che, in realtà, risultava del tutto coerente con la nostra strategia aziendale, decisamente orientata alla crescita.
La produzione di astucci, “eredità” sia delle Grafiche Servi che della Newgraf, è stata quindi trasferita a luglio 2017 nel nuovo stabilimento di Robecco sul Naviglio, appena ristrutturato: 10 mila m2 coperti con impiantistica allo stato dell’arte.

Ma oltre agli astucci, con Grafiche Rekord siete entrati in un altro segmento di mercato...
La creazione della nostra Label Division risale al 2017, quando abbiamo siglato l’accordo con quella che reputavamo una realtà di riferimento nel mercato delle etichette acqua e colla, IML (In Mould Label) e autoadesive, nonché shrink e stretch sleeve. E anche nel caso delle Grafiche Rekord, abbiamo mantenuto tutto il personale.
L’acquisizione è stata peraltro effettivamente conclusa solo a dicembre 2018, dopo una gestazione lunga e travagliata, che però ci ha spinto a ripensare la nostra organizzazione interna. Abbiamo infatti deciso di accorpare la Label Division e la Pharma Division in una sola unità, nel nuovo stabilimento di Robecco, avendo compreso le sinergie che avrebbero potuto attivarsi a livello industriale, a vantaggio di entrambe le attività. E questo non solo per quanto riguarda l’impiego in comune dei macchinari, ma anche per puntare a uniformare le performance e gli standard di qualità e idoneità delle produzioni, e costruire così una cultura aziendale condivisa.

Quali sono le ragioni per cui avete scelto la Serbia per portare avanti il vostro progetto di internazionalizzazione?
In questo paese abbiamo trovato un contesto molto favorevole, con un iter burocratico agilissimo. La produzione di scatole rigide rivestite per l’alta gamma della cosmetica e della profumeria, avviata ad aprile 2018, sta dando ottimi riscontri: da quando abbiamo aperto lo stabilimento di Belgrado, abbiamo praticamente raddoppiato il fatturato delle scatole rigide, che prima non superava il 5% del totale.
Oggi, abbiamo strutturato e organizzato la produzione in modo da eseguire la stampa in Italia e in APG Balkan le operazioni manuali di fustellatura, rivestimento scatole e accoppiamento degli interni.
In questo modo riusciamo mantenere un livello qualitativo elevato, a condizioni vantaggiose.

Insomma, è stato un triennio piuttosto impegnativo, da tutti i punti di vista, in primis per quanto riguarda gli investimenti.
Le scelte fatte sono state dettate dalla forma mentis scritta nel DNA della nostra impresa che, dopo oltre mezzo secolo di storia, ha mantenuto un’impronta familiare e proprietaria molto forte.
Realtà economiche di altro tipo, magari quotate in borsa, tendono ad agire nell’ottica di un ritorno il più possibile a breve termine. Noi abbiamo una filosofia diametralmente opposta: lavoriamo, da sempre, su progetti di ampio respiro e quindi, necessariamente, di lungo periodo. Ci piace pensare che l’azienda dovrà esistere e prosperare per molti, molti anni ancora.
Nell’affrontare le ultime acquisizioni, abbiamo messo in conto di dover “sacrificare” lo stato patrimoniale per allocare risorse importanti a progetti destinati a fruttare nel tempo. E non mi riferisco solo alle acquisizioni, o all’acquisto e ristrutturazione degli immobili, ma anche, ad esempio, all’investimento per ottenere la Certificazione ISO 15378 (Primary packaging materials for medicinal products) per lo stabilimento della Pharma & Label Division, che impone di rispettare particolari norme igienico-sanitarie in fase di produzione: e oggi siamo gli unici in Italia ad averla, anche per il packaging secondario.
 
La propensione a investire nell’aggiornamento degli impianti ha giocato a vostro favore in questo processo evolutivo?
Assolutamente. Nella produzione di astucci per il cosmetico siamo sempre stati molto competitivi e abbiamo sempre reinvestito le marginalità nell’ammodernamento tecnologico e nell’ottimizzazione degli impianti: una scelta precisa, e non scontata, che ci ha permesso di acquisire l’intraprendenza necessaria ad affrontare le trasformazioni con la mentalità giusta.
Così, per il periodo limitato di questi tre anni, avendo a disposizione un parco macchine allo stato dell’arte, abbiamo deciso di “dirottare” una parte consistente delle risorse generate - oltre dieci milioni di euro - per ampliare la nostra gamma produttiva e la nostra presenza sui mercati.
Vorrei anche ricordare che, nell’intraprendere queste operazioni, abbiamo scelto di ricorrere, in buona misura, a mezzi propri, per tenere sotto controllo il debito, che oggi è inferiore a quello di cinque anni fa.

E adesso è arrivato il momento di raccogliere i frutti degli sforzi fatti...
Quando abbiamo imboccato la strada della crescita, pensavamo che per non restare tagliati fuori da un mercato globalizzato occorresse raggiungere un fatturato tra i 20 e i 30 milioni. Ora che abbiamo raggiunto questa soglia, ci rediamo conto che, a breve, si alzerà ancora… Nondimeno, oggi siamo una realtà da 180 dipendenti, 24 milioni di fatturato, distaccamenti commerciali e produttivi all’estero. Il fatto di aver raggiunto l’attuale dimensione assicura senza dubbio molti vantaggi competitivi, consentendoci di arrivare all’attenzione di grandi utilizzatori che, in precedenza, non ci prendevano in considerazione. Inoltre, il fatto di poter contare su stabilimenti di backup, e su una maggiore diversificazione della clientela ci garantisce una buona resilienza.
Eppure, l’aver mantenuto, come azienda, una decisa impronta familiare sembra essere un punto di forza, anche nel contesto più ampio in cui operiamo oggi.

C’è un altro aspetto del business che ormai non si può e non si deve trascurare: quello della sostenibilità…
Per noi è un tema fondamentale, sia dal punto di vista etico che a livello di marketing. Infatti, la sostenibilità del packaging e dei processi produttivi è un’esigenza molto sentita dai consumatori e, in generale, da tutti i player del nostro mondo.
Da tempo stiamo lavorando per ridurre al minimo l’impatto ambientale delle nostre produzioni, investendo su diversi fronti: nello stabilimento della divisione Pharma & Label abbiamo un impianto geotermico di riscaldamento/raffreddamento e tutte le luci sono a led. A breve, faremo analoghi interventi anche nell’unità produttiva della Cosmetic Division, dove installeremo pannelli solari. Peraltro, il nostro parco auto è composto al 70% da ibride, ma puntiamo ad arrivare al 100%.
Inoltre, stiamo lavorando per ottenere certificazioni “terze” che attestino, in modo rigoroso e trasparente, il bilancio complessivo delle nostre emissioni, che vogliamo portare a livello zero. E per raggiungere questo obiettivo, abbiamo avviato un progetto di piantumazione nel Parco del Ticino, certificato da un ente francese.

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