Numeri e mercato dell’imballaggio flessibile

In continua evoluzione, moderno, utilizzabile in molte tipologie di confezionamento grazie alla versatilità intrinseca, l’imballaggio flessibile da converter si adatta alle sempre nuove esigenze di una società dove i cambiamenti viaggiano veloci. Adeguarsi diventa dunque fondamentale per restare competitivi.

Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

Gli imballaggi flessibili da converter si distinguono in base al materiale prevalente: il 73% è rappresentato dagli imballaggi flessibili a prevalenza plastica, il 25% sono quelli a prevalenza carta, il restante 2% è rappresentato dagli imballaggi a prevalenza alluminio.

A livello mondiale nel 2019 il mercato degli imballaggi flessibili da converter ha registrato una crescita del fatturato pari al +3,5%. In Europa, la crescita è stata del +1,9% portando il fatturato a superare i 14.700 mln di euro.

Il mercato in Italia

I dati condivisi in questa analisi si riferiscono alla produzione di imballaggi flessibili ottenuti per accoppiamento di film di diversi materiali: plastici, alluminio, cellulosici e, più di recente, anche film biodegradabili / compostabili. Anche il mercato italiano si è contraddistinto per un incremento sia a livello di fatturato (+3%) sia a livello produttivo, segnando una crescita analoga in termini di tonnellate.

Anche il numero degli addetti impiegati nel 2019 aumenta dell’1,8% rispetto al 2018.

Rispetto all’intera produzione nazionale di packaging, gli imballaggi flessibili da converter rappresentano il 2% in termini di tonnellate, ma ne rappresentano l’8% in termini di fatturato: un fatturato che, nel 2019, ha superato i 2.200 mln di euro con una produzione di 403 t/000.

Il 55% della produzione, quantificabile in 222 t/000, è stata esportata raggiungendo un tasso di crescita rispetto al 2018 pari al +3,3%. Le importazioni sono molto poche e risultano tendenzialmente costanti. Il consumo apparente cresce del +2,8% (Tabella 1).

Tabella 1. Scheda anagrafica del mercato italiano dei poliaccoppiati flessibili.
  2016 2017 2018 2019
Fatturato milioni euro 2.091 2.132 2.184 2.250
Aziende operanti in Italia  - - - 80
Adetti numero circa 6.660 6.800 6.991 7.115
Produzione t/000 373 382 391 403
Esportazioni t/000 205 210 215 222
Importazioni t/000 3 3 3 3
Utilizzo apparente 171 175 179 184

Fonte/Source: elaborazioni Istituto Italiano Imballaggio su dati Giflex/ Italian Packaging Institute elaborations on Giflex data

Questa tipologia di packaging registra ottime performance tendenziali di lungo periodo: per quanto riguarda la produzione espressa in tonnellate, negli ultimi 10 anni, ha registrato un tasso di crescita medio annuo del +3,9%.

Anche in periodi complicati dal punto di vista economico, quando il comparto imballaggi è arrivato a registrare cali del -12%, gli imballaggi flessibili da converter hanno retto, arginando le perdite a un più contenuto -3%, per poi rapidamente recuperate negli anni successivi. (Tabella 2)

Tabella 2. Raffronto evoluzione produzioni imballaggi flessibili da converter (FC) con totale imballaggi (TOT. IMB). Valori indicizzati base 2007 riferiti alle tonnellate prodotte.
  2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
FC 100 99 95,7 101,3 108 108 112,3 116,7 121,7 124,3 127,3 130,3 134,3
TOT. PACK. 100 96,9 85,9 90,5 90 85,5 85,2 88,6 90,7 93,6 96,7 98,5 100,6

I settori d’impiego

A rendere così performante questa tipologia di imballaggio è sicuramente la capacità di adattamento ai bisogni emergenti in fatto di confezionamento dei prodotti, specie quelli alimentari: il settore food ne assorbe infatti il 93%.

Nell’ambito del settore alimentare, l’area di maggiore utilizzo è indubbiamente la IV gamma dell’ortofrutta: in crescita costante, nel 2019 ne ha utilizzato il 27,6%.

Al secondo posto tra le aree di impiego ci sono i prodotti da forno e le paste alimentari, con un 18,9% di share. A seguire, i formaggi che rappresentano il 15,8% del comparto, in calo rispetto al 2018 a causa del trend negativo registrato dal settore.

Gli impieghi in ambito alimentare sono comunque molteplici: il 14,9% espresso dalla voce “altro” racchiude al proprio interno, per esempio, i piatti pronti (in crescita rispetto al 2018), ma anche salse, caramelle, baby food, yogurt, miele, confetture, e bevande (prevalentemente succhi). Proprio in relazione a quest’ultima voce, si evince che l’impiego di packaging flessibile sta intaccando leggermente il posizionamento del brik di piccolo formato.

Continuando l’elenco relativo ai settori di impiego troviamo l’area carni trasformate, ovvero i salumi (5,3% dell’intero comparto, in leggero calo rispetto al 2018); i surgelati seguono a breve distanza con il 4,9%. La ripartizione in ambito food si conclude con il caffè (3,8%), e il pet food (2,5% in leggero calo).

La parte non alimentare è rappresentata quasi esclusivamente dai settori cosmetico, farmaceutico e detergenza domestica, che si spartiscono il 6% del mercato. Nella cosmesi risultano particolarmente sviluppati i formati monodose, mentre in quella della detergenza domestica le ricariche per flaconi. (Tabella 3)

Tabella 3. Segmentazione dell’utilizzo di flessibili da converter per settori finali  di impiego (valori % riferite tonnellate di imballaggio flessibile).
  2018 2019
Prodotti da forno e paste alimentari 18,70% 18,90%
Formaggi 16,90% 15,80%
Carni trasformate (salumi) 5,40% 5,30%
Surgelati 4,80% 4,90%
Ortofrutta IV e V gamma 27,00% 27,60%
Caffè 3,60% 3,80%
Pet food 2,60% 2,50%
Altri alimenti 14,70% 14,90%
Totale alimentare 93,70% 93,70%
Farmaceutici e cosmesi 3,00% 3,00%
Detergenza domestica 3,30% 3,30%
Altro non alimentare 6,30% 6,30%
Totale 100% 100%

Fonte/Source: Banca Dati Istituto Italiano Imballaggio

Materie prime per la produzione dei flessibili da converter

Nel 2019 si registra un aumento dell’1% di utilizzo di carta nella produzione di imballaggi flessibili da converter, a scapito dell’utilizzo di alluminio, in calo dell’1%. In crescita anche l’impiego dei polimeri plastici, mediamente del +0,8%.

Continua a crescere l’utilizzo di materiali biodegradabili / compostabili tramite accoppiamento di carta + plastica (biodegradabile / compostabile) oppure plastica + plastica, in entrambi i casi biodegradabile / compostabile.

Si tratta di prodotti accoppiati studiati e sviluppati a seguito della richiesta di imballaggi a basso impatto ambientale. Questa tipologia di accoppiamento è utilizzata per esempio nella realizzazione di buste per il confezionamento della pasta alimentare e dei biscotti.

Analizzando i numeri della Banca Dati curata dall’Istituto Italiano Imballaggio, in riferimento alle suddette categorie si evidenzia che, nel 2019, su circa 61.000 tonnellate di imballaggi flessibili da converter utilizzati in queste tipologie di confezionamento, circa il 18% siano stati realizzati tramite l’accoppiamento di materiali biodegradabili / compostabili (+2% rispetto al 2018).

Le sfide per il futuro

La sostenibilità ambientale resta la grande sfida del comparto flexible packaging. Al momento, gli sforzi degli operatori si stanno orientando in due direzioni: da un lato, il ricorso all’impiego di materiali biodegradabili / compostabili, dall’altro la progettazione di soluzioni riciclabili, per portare anche gli imballaggi flessibili verso un’economia circolare, mantenendone ovviamente integre tutte le funzionalità.

Scopri maggiori informazioni sulle aziende citate in quest'articolo e pubblicate sulla Buyers' Guide - PackBook by ItaliaImballaggio
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